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- Terra matta - di Vincenzo Rabito, ed. Einaudi
Che un contadino semianalfabeta di una lontana provincia della Sicilia scriva così, no, questo davvero non ve lo aspettereste, cari lettori. Eppure “Terra matta” è un capolavoro. Senza rispondere ad alcuno dei canoni della letteratura, scrittori colti, dotti, eruditi, moderni, post-moderni, metropolitani, urbani, politically correct. E niente tavoli di presentazione, conferenze stampa. Nulla di nulla. Perché l’autore non c’è più. Ha lasciato in un cassetto un diario intimo, privato, uno sfogatoio fitto fitto, di oltre mille pagine, pazientemente lette, rilette e “aggiustate” dal figlio, Giovanni, che poi le ha inviate all’unico posto dove potevano stare: l’archivio diaristico nazionale di Arezzo. Ma le carte non ne hanno voluto sapere di stare lì buone a prender polvere. Hanno preso forza, vita e sono diventate un libro. Un libro di oltre 400 pagine che raccoglie i momenti salienti di una vita travagliata, ma avventurosa, perché se non capitano traversie, come dice l’autore in dialetto siciliano, uno che scrive a fare?! Un condensato dalla vis narrativa sorprendente, Vincenzo Rabito, col suo linguaggio dialettale, orale e colorito racconta per sette lunghi anni le peripezie di una vita. Dall’infanzia maledetta e senza studi, alla chiamata alle armi nella Grande Guerra come leva del ‘99, alle emigrazioni in Africa e Germania a cercar fortuna, sino all’acquisto della casa, all’università dei figli e le incomprensioni del ‘68. Pezzi di vita privata che si intrecciano inevitabilmente a quelli di un’epoca, il cosiddetto Secolo breve, un secolo vissuto intensamente, che Vincenzo racconta con i suoi occhi, a tratti ingenui, ma mai acritici, e coi piedi ben piantati in terra. Nella terra dei suoi natali, delle sue radici e tradizioni. Racconterà dello sbarco degli alleati in Sicilia senza la retorica di cui sapiente storiografia ha infarcito pagine e pagine di manuali, le chimere dell’Africa, il carattere dei tedeschi, le illusioni del ‘68. Uno sguardo sul mondo da una piccola finestra della provincia. 16 maggio 2008 Teresa Di Maio
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