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- A spasso con Anselm - di Giuseppe Culicchia, ed. Garzanti
Terroni, froci e negri. Chi è pervaso dall’intolleranza identifica il diverso con qualsiasi minoranza, non importa quale, l’importante è che l’odio alla base sia forte e soprattutto altamente ingiustificato. Di libri sui “diversi” ce n’è un’infinità, ma chi avrebbe mai pensato ad un formichiere?!? Giuseppe Culicchia. Così, lo scrittore torinese ha raccolto una serie di microstorie sul suo amico formichiere, che ha convissuto con lui per ben 10 anni in un piccolo appartamento sotto la Mole. Convivenza a tratti difficile, perché non è agevole avere per casa un bestione di 2 metri e mezzo. Ehi ehi.. chi ha parlato di gabbia?!? Anselm è libero: è bipede, ha una laurea in filosofia e soprattutto è poliglotta, perché si sa… i formichieri hanno una notevole linguazza. Giunto dal Brasile per seguire la sua squadra nei mondiali, il buon formichiere ha conosciuto il Culicchia e si è gentilmente autoinvitato alla convivenza. Per molto tempo ha preferito star chiuso in casa perché temeva che la gente lo avrebbe guardato male, ma l’amicizia dello scrittore gli ha permesso di mettere il nasone fuori dalla porta e di conoscere il mondo. Diventa ben presto il re della disco, grazie ai suoi abbigliamenti bizzarri e al suo gran stile nel ballo, ma non passa mai inosservato. Vive la sua adolescenza turbolenta, scambia qualche lettera con una giovane ragazza che ha letto le sue avventure scritte su “Torino Sette”, ha i suoi conflitti generazionali e presto conosce anche la fede PUNKABBESTIA. Infatti dopo aver letto delle clonazioni e delle manipolazioni che gli umani fanno su animali & Co, vuole cominciare a protestare suonando il suo basso Fender contro le multinazionali. Questa è una fase decisamente comica… a cosa non può rinunciare un PUNKABBESTIA?!? Ovviamente alla ‘bbestia… e Anselm decide bene che la sua bestia sarà proprio il Culicchia, e chi sennò?! Così lo arma di guinzaglio e lo porta a spasso per la città e per i giardini per fare due goccine. In alcune storie non mancano pungenti attacchi alla società umana, come l’esplicita riluttanza per il poco rispetto che gli uomini hanno per le cose, come i vagoni dei treni. E anche laddove l’accusa non è esplicita, c’è una sottile vena ironica. Il formichiere, che inizialmente soffriva del fatto di non essere “come gli altri”, ben presto realizza che forse è meglio così… non vuole assolutamente essere UMANO, meglio formichiere che uomo! La storia finisce proprio come è giusto che finisca, bando alle
chiacchiere e ai mielosi lietofine, la realtà è ben diversa.
Sicuramente i più scaltri coglieranno l’evidente dejà-vù:
amara analogia con alcune pagine della storia italiana. Oggi sono i negri,
ieri erano i terroni e l’altro ieri furono gli ebrei. Ah… i
disegni che troverete nel libro sono stati fatti dallo stesso Culicchia,
infatti egli non era abbastanza soddisfatto dei bozzetti fatti dai disegnatori:
poco fedeli alla realtà!
dAvide dE Leo
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