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Associazione Culturale Micene

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- Natale -

 

Alla vigilia delle festività, si respira la solita aria natalizia ma, almeno qui in Italia, non si avverte, quest'anno, l'aura natalizia.

Non c'è bisogno di ricordare le preoccupazioni sociali e lavorative che gravano sulle nostre coscienze. Forse solo chi ha una visione ancora angelicata (ma non nell'accezione più alta del termine) della massima festività può ancora riuscire a vederla come momento fiabesco, fatato, di vera pace coi sensi: a questi ricordiamo che sta appropinquandosi una quarantena, un isolamento, quindi: il buonismo dell'anno che declina.

Trattasi di leggenda metropolitana; avete mai veduto, osservato anche per pochissimi secondi i volti delle persone in questo periodo? Avete mai viaggiato in uno scompartimento di treno nel mese di dicembre? Le facce nascondono (neppure benissimo) l'abituale rassegnazione al ripiego consumistico, fors'anche una latente malinconia per un anno che finisce, in fondo... Non c'è nelle folle d'inizio inverno quella serenità impressa sui volti (quella parvenza, per meglio dire) che invece può riscontrarsi negli altri mesi; eppoi non si intravede la bontà d'animo che reclamès patinate o no ci ricordano essere cifra stilistica di queste settimane. Dicembre è come una lunga e reiterata domenica leopardiana; potremmo dire, parafrasando il recanatese: "Questo di dodici non è il più gradito mese"...

Il sogno, se non ha marzulleschi connotati, nasconde significati profondissimi, sui quali ponderare con attenzione (senza smaniarsi, s'intende). In questo periodo chi scrive ha un sogno ben preciso: leggere sulla prima pagina di un qualsiasi quotidiano, un breve trafiletto di questo tenore:

"Oggi è il ... dicembre. Alle persone che si sentono infelici, causa il periodo, rivolgiamo un caro pensiero. Non mollate: avete la nostra vicinanza. Per dimostrarlo, non daremo più spazio alle voci consumistiche delle feste in arrivo. All'inizio dell'anno venturo, non parleremo di come si è festeggiato il Capodanno. Avrete una pagina sempre dedicata a voi, ma siate ariosi e briosi, non indulgete in ipocondrie! Crediamo sia il miglior sistema per 1) farvi forza e 2) perché, parlandone, vi possiate sentire sereni, meno vessati dagli obblighi di consumo o dal falso buonismo. Abbiate fiducia. E un abbraccio. Il comitato di redazione"

Non sarebbe un pensiero appropriato? Quante persone soffrono l'arrivo delle feste più comandate e meno accomodanti, e le vivono con profondo senso di costrizione. Qui non stiamo parlando di quegli sciocchi che sbuffano al pensiero di dover fare decine di regali da consegnare poi con un sorriso plastificato degno di cattiva televisione (e sono preda dell'ansia da "superfluo presente"), ma a coloro che, per una causa qualsiasi non potranno godersi con serenità la decade che va da Natale all'Epifania. Gli uomini soli e le donne sole: su di loro vorrei concentrare la mia attenzione. Più precisamente le persone che conducono una vita apparentemente regolare durante l'anno: il lavoro (o lo studio), i weekend struscianti in città, le ferie estive in campagna, o al mare immersi non tanto nell'acqua quanto nei propri ricordi, la ripresa autunnale eppoi... l'impatto col Natale. Riflettete: impatto è il termine corretto, per loro l'arrivo delle festività è davvero un impatto, forte cesura, ove meditare sull'esistenza che si conduce, molto spesso abitudinaria, sciapa, mono-tono, con irrilevanti contatti sociali all'infuori del parentado. Giunge il climax dei cattivi pensieri, o meglio: è il bilancio di un anno come un altro, trascorso senza scossoni, affetti. E senza commiserarsi, almeno fino alla succitata decade. Ed ecco, tronfio, onusto di una gloria non sappiamo quanto meritata, arrivare con impeto, con ghigni, il 31 dicembre, notte nella quale, soli,non faranno fatica ad abbracciare una visione nichilista della vita e...

Fermatevi! Non fremete! Vogliamo dirvi questo. Non soffermate lo sguardo (e i pensieri) su chi è alle prese con annoiati divertimenti... no... non confondetevi con chi fa dell'urlo (non certo munchiano) ragion di vita per un'altra notte, l'ennesima e la prima dell'anno. Non mischiatevi con chi vuol tirar tardi per il gusto di farlo; quale convenzione stabilisce di atttendere l'alba, magari dalla parte sbagliata (Moretti docet)? Non date sfogo al vostro isolazionismo, non approfonditelo... Non sfiorite.
Concentratevi su tutt'altro tema, sulla natura. Sulla sua bellezza panica, sempre nuova, rinnovata; sognate metafisicamente, onerosamente anche, certo, ma sognate... abbandonatevi a gustarla, a centellinarla... il contatto con la natura ci fa più umani, no? Ecco, ecco scoperto quello che forse è segreto di Pulcinella: si inizia l'anno con un atto d'amore, la contemplazione dell'altra madre. Erriamo come i pastori lepoardiani, o come Ciaula, inebriamoci.
Chi ama all'inizio dell'anno, vivrà.
Chi si commisera, o scimmiotta la felicità, si ingrigirà.

 

3 dicembre 2002

Matteo Cogorno

 

   
     

 

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