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- Chi ascolta i giovani? -
L’altra sera ho partecipato ad un dibattito pubblico, nato dalla voglia di discutere di un avvenimento che recentemente ha colpito la comunità di Rivoli, paesone dell’hinterland torinese. La notizia è corsa anche sui tiggì nazionali: fidanzatina incinta e il ragazzo s’impicca. La serata, nata da uno slancio della comunità evangelista, con la collaborazione di alcuni relatori di punta tra i quali Guido Tallone, del gruppo Abele e Marco Bouchard, della procura di Torino, ha visto un’accesa partecipazione della popolazione. Il quesito chiave è stato: “Chi ascolta i giovani?”. Troppo umiliante rispondere nessuno. Così tutti, relatori compresi, hanno cercato di nascondere questo imbarazzo, dietro leggi, ricordi, arrampicate socio-filosofiche, castelli statistici, scudi emozionali. A tragedia avvenuta scoppia la bagarre. Però come sempre, a tragedia avvenuta. Le tragedie sono quella scintilla, quel ingiustificato campanello d’allarme che segnala la perdita totale di controllo della situazione. Infatti, è palese attestare l’incomunicabilità che esiste tra adolescenti e adulti, ed è normale che sia così. Appare inoltre inutile chiedersi chi ascolta i giovani, perché i giovani li ascoltano tutti, piuttosto: “Come ascoltiamo i giovani?”…orecchie da mercante, onnipotenza genitrice o filosofica legge? Come, non chi. Quindi il dibattito è apparso da subito solo uno sfogo purificatore della comunità, che vuole arrampicarsi su questa liscia torre d’avorio: l’adolescenza. Tutti erano in sala per portare considerazioni e ammonizioni, non dubbi. Quasi tutti gli interventi dell’uditorio sono stati grotteschi, la mamma, ignorante ma amorosa, che vuole proteggere i suoi figli e si rivolge al “guru-relatore” di turno; il teatrante impegnato nel sociale, che è deluso dal fatto che la scuola non collabori per fornire un’educazione sentimentale corretta; la signora squisitamente retrò, che forse melanconicamente ammicca ai coprifuoco; il prete che elogia le attività del suo oratorio. E poi su tutti, tra i relatori, una giornalista de “La repubblica”, che cita la sua adolescenza “anni ’70” come esempio, perché già allora i suoi genitori le avevano insegnato molti dei codici della sessualità, beata lei! Tutti pronti a portare in scena i propri “problemi”, e poi una volta usciti dalla sala è tutto come prima. I più accaniti sono anche quelli più inutili, un signore dice: “Bene, bravo! (rivolgendosi a Guido Tallone del gruppo Abele). Lei ci ha appena detto che nel ’70 il lessico comune di un adolescente contava 1400 parole e oggi solo 600! Ma scusi, 2000, 1200, 100…che differenza fa se tanto non li ascoltiamo!?!”. Il problema è che molti si prendono a cuore questi problematici adolescenti, fioriscono gli oratori, spuntano come funghi cooperative e associazioni sportive, ma la questione è solo una: come ascoltano i giovani costoro? E’ indubbiamente vero che apportano un gran aiuto, perché spesso li tolgono dalla strada e li distraggono per un po’ da esperienze poco raccomandabili o precoci, però siamo sicuri che i mezzi di comunicazione che essi usano siano sempre corretti? La chiave sta nel Vangelo? O forse nei trattati di socio-pedagogia? Tutti questi miei dubbi nascono proprio da quel inutile dibattito dell’altra sera, che a parer mio causa solo polveroni cerebrali che durano il tempo di un intervento, ma sono sorti anche precedentemente dall’analisi delle pubblicità progresso che campeggiano per vie e tivvù. “Io sono differente…mi sballo di musica!”…ma mi faccia il piacere! E mi viene in mente seduta stante una frase: “O cisti raga, io mi sballo di musica mica di canne!”. Un adolescente, o qualcosina in più, che legge una cosa del genere, minimo si fa una grassa risata, per non parlare del fatto che la cosa non lo tocca nemmeno di striscio. E allora nel prossimo cartellone perché non ripristiniamo anche aggettivi ed intercalari come “togo”, oppure “compilation di schiaffi”?!… e perché in futuro nelle pubblicità televisive non facciamo dire al protagonista saggio che si rivolge all’amico drogato: “Huè Testina… ma sei scemo?!? Se mi offri di nuovo questa roba, parte una compilation di schiaffi! Piuttosto, butta via tutto perdente e andiamo a donne!”. Magari reclutiamo qualche stars per il ruolo di punta, che so… mi vengono in mente nomi come Amadeus, Valeria Marini, Gigi D’Alessio… principi della comunicazione. Ecco, forse Gigi D’Alessio sarebbe l’ideale, e ora, per una volta, sono serio e non sto per nulla ironizzando: purtroppo. E le teenagers “tutta ciccia e brufoli” (…santa comunicazione…) a chi si rivolgono?! Ai consultori?! NOOOO! A mammà?!? NOOOO! A riviste patinate come “Cioè”, tanto per citarne una. Parlano liberamente con questi mercanti di soldi, inutili ed incompetenti, di mestruazioni, prime volte, preservativi e tutto il resto… questo è il vero campanello d’allarme! Forse loro sanno veramente conquistare la fiducia degli adolescenti: purtroppo.
23 febbraio 2003
Davide De Leo
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