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- E' possibile per l'uomo essere etico? -

 

Non voglio pensarti figlio di Dio
ma figlio dell'Uomo, fratello anche mio"
Fabrizio De Andrè, La buona novella

 

Il problema etico nasce da una questione fondamentale: come scegliere un criterio in base al quale valutare in senso etico le azioni umane? Non esiste etica senza scelta: un uomo può essere considerato responsabile delle proprie azioni solo se ha volontariamente scelto di compierle, nel pieno delle proprie facoltà mentali e libero da qualunque condizionamento. E' chiaro allora che in qualche modo deve esistere una garanzia che il compiere un'azione piuttosto che un'altra costituisca una scelta etica. Il cristiano risolve il problema seguendo i 10 comandamenti: Dio è la garanzia che quelle norme sono norme etiche e che l'uomo che le segue sarà ricompensato in un'altra vita. Non voglio discutere se questa scelta sia o meno motivata né voglio mettermi a discutere se Dio esista oppure no. Mi limito a constatare che la fede in Dio offre una guida per la scelta di un criterio etico nelle azioni umane: questa è sicuramente una soluzione, ma l'uomo cristiano è davvero un uomo etico? Per rispondere a questa domanda, è necessario precisare un assunto fondamentale: è il fine di un'azione a determinare ciò che essa è. In altre parole, un'azione è da ritenersi morale se il fine per cui è compiuta è quello di compiere un'azione morale. L'esempio più classico è quello della beneficenza: se un divo di Hollywood dona 1000 milioni di miliardi (cifre che fanno girare la testa...) a un'associazione benefica per farsi pubblicità, non sta compiendo un'azione etica, nonostante il risultato di quella azione sia da considerarsi senz'ombra di dubbio etico. Allora ciò che determina se un'azione è etica oppure no è l'intenzione che muove l'agire. Siamo così arrivati all'etica kantiana, il cui primo imperativo categorico suona: "agisci in modo che la massima della tua volontà possa sempre farsi norma di una legislazione universale". Cioè, agisci in modo che la scelta che ha motivato la tua azione possa valere sempre e per tutti. Più banalmente, vorresti vivere in un mondo in cui tutti agissero come te? E' importante notare che il fondamento su cui un'etica di questo tipo si basa, non è quello di una ricompensa futura, né esiste una qualche entità a garanzia che la scelta effettuata sia effettivamente quella eticamente corretta. L'unico fondamento su cui Kant si basa è: bisogna agire moralmente perché bisogna agire moralmente. Questo non è affatto un circolo vizioso o uno di quei giochi di parole con cui spesso i filosofi si compiacciono del proprio acume intellettuale. Il punto è che se è il fine di un'azione a determinare ciò che essa è, allora un'azione è da considerarsi etica se e solo se è compiuta per un fine etico, cioè se e solo se è compiuta per se stessa e basta. Questa libertà che viene così concessa al singolo individuo è tanto terribile quanto grandiosa: nessuno ti assicura che le tue azioni siano morali e nessuno ti ricompenserà se agirai moralmente (anzi, condizione necessaria dell'agire etico è l'assenza di un qualunque proposito utilitaristico), ma a scegliere cosa fare delle tue azioni sei tu e soltanto tu. Ora, un uomo che segue i 10 comandamenti solo perché così gli è stato insegnato è un uomo morale? A mio modo di vedere, no: è un uomo amorale, le cui azioni, per quanto giuste possano sembrare, non sono motivate da una scelta etica. Analogamente, un uomo che segue i 10 comandamenti perché così sarà ricompensato è un uomo morale? A mio modo di vedere la risposta è ancora no: anzi, è un uomo immorale perché il fine per cui compie le proprie azioni è quanto di più egoistico si possa immaginare: assicurarsi la vita eterna. Con questo non voglio dire che tutti i cristiani siano amorali o immorali. Ripeto che ciò che distingue un'azione morale da una che non lo è è il fine per cui tale azione è stata compiuta. Ora, tutto questo discorso per arrivare al punto che realmente mi interessa. Al di là del fatto che sono consapevole di aver analizzato solo in maniera estremamente superficiale l'etica kantiana, io non credo che tale etica sia un'etica umana, cioè possibile per un essere umano. Nel suo estremo razionalismo critico infatti, Kant afferma che l'unica guida da seguire per avere una qualche speranza di obbedire al primo imperativo categorico è la razionalità. E del resto non può essere altrimenti; non sarà mai possibile che una scelta motivata dai sentimenti di un singolo individuo (che sono sempre frutto di una risposta soggettiva di fronte alle più diverse situazioni), possa valere per tutti gli altri esseri umani. In altre parole, se c'è qualche speranza che esista nell'uomo una razionalità comune, è impensabile che il bagaglio emotivo di un singolo individuo sia lo stesso di un altro. E allora solo la ragione offre la possibilità di essere etici. E' necessario rinunciare a tutte le nostre emozioni nell'atto della scelta morale. Beh, io non credo che questo sia possibile ed anche qualora lo fosse, non credo che sia giusto richiedere ciò ad un essere umano. Un individuo è ciò che è nella sua stupenda e irripetibile singolarità, con tutta la propria razionalità e tutta la propria emotività. Mettere da parte uno di questi 2 aspetti significherebbe tradire se stessi, e un'etica che impone come scelta fondamentale un tradimento tanto profondo, per quanto innopugnabile possa essere, non è un'etica umana. Ma allora esiste per l'uomo la possibilità di essere etico? Credo che l'unica via d'uscita sia quella di accettare ciò che siamo, con tutti i nostri limiti e i nostri difetti, senza però riposare in questa consapevolezza ma sforzandoci di comprendere gli altri e aiutandoli per quanto ci è possibile. E non perché lo ha detto Dio o perché così facendo vivremo in Paradiso dopo la morte, ma perché la nostra vita è l'unica cosa che abbiamo per certo e l'unico modo di viverla in pace è riconoscere se stessi nella persona che si ha di fronte. L'unico comandamento da seguire è allora: ama il prossimo tuo come te stesso, come cantava De Andrè ne "Il testamento di Tito". E non deve servire Dio né nient'altro per farci capire che è questa l'unica via d'uscita. Deve essere una nostra libera scelta.

 

Dicembre 2002

 

Edoardo Bottini

 

Di seguito potete leggere i commenti nati da due dei nostri soci:

Matteo Cogorno

Domenico Ventra

 

   
     

 

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