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- Nascita del vampiro - e alcune sue tipologie
Molte
persone immaginano i vampiri come entità che vagano di notte vestiti
in stile ottocentesco, pallidi e gentili nei loro modi. Dobbiamo
dimenticare tutto ciò se vogliamo fare una ricostruzione storica
della nascita del vampirismo. Secondo eminenti storici e filosofi
(uno fra tutti Montagne Summers) la leggenda del vampiro si fonda
su 5 diverse teorie. La
prima teoria, forse quella più acclamata (e quella in cui personalmente
credo in maggior misura), viene denominata: teoria dell’origine
universale. Ovvero, leggendo attentamente resoconti assiri, romani, greci, babilonesi e racconti di alcune tribù africane (tra cui i bandù e i buganda), possiamo dedurre che il vampiro esiste da sempre. Essi, che narrano di un vampiro “preistorico”, nascono dalla paura che la gente aveva, ed ha tuttora, nei riguardi dei defunti. Nella mentalità tradizionale i morti non sono morti, vivono tra di noi. Gli antichi avevano un rispetto reverenziale nei confronti dei defunti, i quali suscitavano in loro un sentimento di paura. Aspettavano con terrore il loro ritorno che quasi sempre era seguito da una punizione. La
seconda teoria è chiamata teoria dell’origine sciamanica (sostenuta
da specialisti del calibro di Eva Pocs e Gabor Klaniczay), in cui il
vampiro nasce in un ambiente religioso ben preciso: quello sciamanico. L’Aldilà era
un mondo parallelo ma totalmente rovesciato rispetto a quello dove
noi viviamo. Da questo si comprende la tentazione che avevano i morti
a non intraprendere il viaggio per il mondo delle ombre. Molte
popolazioni primitive seppellivano i morti lontano dai villaggi, non
per ragioni igieniche ma perché temevano il loro ritorno, e spesso
disponevano lungo il percorso che andava dal cimitero al villaggio
ogni tipo di ostacolo (ad esempio punte, fossati, ecc.) per fermare
un eventuale ritorno delle anime in pena. Una credenza assai diffusa
diceva che il morto ritornava se il suo corpo non si era putrefatto.
Questo è un passaggio molto importante in quanto è qui che nasce la
futura figura di un vampiro dal corpo intatto. Alcuni mesi dopo che
moriva una persona (bambino, donna o vecchio) si scoperchiavano le
bare e se ne studiava il corpo (questo succedeva solo nelle regioni
dell’est europeo). La curiosità che molti scienziati ci hanno svelato è la
seguente: il terreno costituito da una speciale torba e il freddo che
intrappolava quelle regioni perennemente facevano sì che i corpi si
conservassero intatti per un lungo periodo. Quindi, una volta aperta
una bara ed osservata l’integrità del corpo, la gente “comune” pensava
ad un’eventuale futura resurrezione, di conseguenza si impegnava a dare
un’estrema morte anche al corpo (ad esempio incendiandolo, tagliandone
la testa e successivamente anche piantandogli un paletto nel cuore).
Va fatta però una attenta distinzione, in quanto il vampiro non è uno
sciamano. Lo sciamano era colui che era in contatto con i due mondi:
quello spirituale e quello materiale. Era l’unico cha poteva scegliere
due strade, aiutare il vampiro a ritornare oppure fermare la sua avanzata.
Quindi era necessario che vi fosse uno sciamano votato al bene in ogni
villaggio. La
terza teoria: teoria dell’origine orientale. Personaggi
simili al vampiro erano stati segnalati in oriente, come possiamo constatare
leggendo “Il Milione” di Marco Polo, ma gli studiosi diedero credito
a tali segnalazioni solo all’inizio del 1800. Una figura assai diffusa
nel Kathai era quella del polong, uno spirito malvagio che può essere
attirato in una bottiglia dove è stato raccolto per due settimane il
sangue di un uomo assassinato (ma ciò ricorda le favole indiane, ed
in special modo il genio della lampada). Devendra P. Varma (uno studioso
indiano) ha proposto invece una genealogia della leggenda del vampiro
che parte dall’India e, attraverso le carovane dei mercanti e pellegrini
che viaggiavano sulla via della seta, ha attraversato le steppe e si è diffusa
nelle antiche città situate nei pressi del Mar Nero. Trasmesse agli
arabi queste storie “fantastiche” sono arrivate in Grecia e di qui
nella penisola Balcanica, nei Carpazi orientali , nel bacino ungherese
ed infine nelle Alpi transilvane. La
quarta teoria: teoria dell’origine europea antica o medioevale. La
teoria di un’origine europea del mito del vampiro è discussa da J.
A. MacCulloch nel suo articolo “Vampire”. Si sostiene che questa origine
sia greco-romana, si sarebbe trasferita dalla Grecia all’area cristiana,
e da Roma all’Europa occidentale. Gli autori che propongono questa
teoria accettano comunque le obiezioni secondo cui la lamia non è precisamente
un vampiro (infatti nell’antica Roma era considerata solo uno spirito
maligno ma non vi erano le comuni caratteristiche di un vampiro). Però gli
elementi caratteristici della trasformazione della lamia in
vampiro possono essere rintracciati in un passo di Flegone Tralliano,
liberto dell’imperatore Adriano (lascio questa “traccia” per i lettori
più scrupolosi e più curiosi). Ci sono anche testimonianze che giungono
dalla Scandinavia, e non dal bacino del mediterraneo (ma queste testimonianze
sono poco attendibili e quindi non necessitano di ulteriori spiegazioni).
Non c’è dubbio, invece, che il vampiro, così come oggi lo conosciamo,
sia apparso in modo culturalmente significativo, per la prima volta
con tutte le sue caratteristiche, nell’Europa orientale (l’area che
va dalla Polonia fino alla Romania). Restano però ancora due problemi,
ovvero: quando il vampiro classico sia nato e se sia un elemento autoctono
dell’area europea. Secondo lo specialista americano Jan L. Perkowsky
le origini del vampiro si situano in area slava e sono dettate da una
crisi religiosa (ebbene sì miei cari amici, ancora la religione!):
la repressione dapprima del paganesimo e poi dell’eresia dualista da
parte del cristianesimo. Quinta
teoria: teoria dell’origine moderna. È stata
da ultimo formulata la teoria secondo cui il mito del vampiro è di
origine moderna e si forma nel Settecento. La filosofia del vampiro
non manca di fare riferimento ad un’epoca di confusione nei rapporti
tra corpo ed anima, ma si tratta di una moderna crisi collegata all’Illuminismo
e alla perdita di vigore della tradizionale rappresentazione cristiana
dell’Aldilà. È perché si comincia a dubitare dell’immortalità dell’anima
che emergono ipotesi di immortalità del corpo. Anche se non si può seriamente
sostenere che le dottrine degli illuministi nell’Europa occidentale
abbiano causato le crisi di vampirismo settecentesco nell’Europa orientale,
la semplice cronologia ci smentirebbe. Ma questi fenomeni, come dire,
partecipavano ad uno stesso movimento del pensiero, insomma il vampiro
offriva un rifugio. Ed è proprio così che si pongono le basi per le
caratteristiche future (che oggi tutti conosciamo, avendo guardato
o almeno letto una volta nella nostra vita il conte Dracula) del vampiro
gotico. In
Africa, come in America del Nord, la gente non nominava mai la persona
defunta, poiché si credeva che potesse adirarsi e colpire con tremende
punizioni coloro che avevano scatenato la sua ira (secondo alcune leggende
addirittura infastidivano la famiglia per tre generazioni successive!!). Quanto
sopra detto è una premessa per parlare di un ritorno dei non morti,
in quanto il concetto di vampiro nasce da ciò che noi chiamiamo zombie,
o nosferatu o appunto non-morto. Quindi è facile capire come abbia
preso piede la leggenda dei vampiri. Naturalmente tale leggenda si è arricchita
di particolari grazie alla fervida immaginazione e, molto spesso, all’ignoranza
delle masse, che, in ogni piccola casualità, vedevano un segno del
maligno e additavano come vampiri coloro che non lo erano (un po’ come
successe durante il medioevo con le streghe, o qui in Italia con i
cosiddetti untori della peste). Grazie
a libri come “Dracula” di Bram Stoker (giusto per citare il libro più letto
del secolo, il quale è stato tradotto in più di 20 lingue), nel nostro
immaginario il vampiro ha preso l’aspetto di un signorotto medioevale,
rinascimentale, vestito con camicette piene di frange o vestito di
velluto. In verità i primi “vampiri” di cui si ha testimonianza storica
trascritta da fonti attendibili, erano pastori e contadini, gente umile.
Forse vi erano tra loro anche signorotti o principi, ma spesso, come
succede anche ai giorni nostri, le persone maggiormente colpite da
assurde dicerie sono quelle che si trovano in condizioni più disgraziate.
Analizzando attentamente la definizione di Nosferatu, non-morto, o
meglio Nosferat ci rendiamo conto che essa è la deformazione di una
parola: necurat (parola rumena che significa “il suicidio”).
Così come i suicidi erano dannati e puniti con l’inferno così lo sono
i “vampiri”, destinati a vagare in questo mondo privi della loro anima. In
Romania (dove nacque la concezione classica di vampiro) si pensava
che il necurat potesse trasformarsi in un animale, da cui seguì la
leggenda secondo la quale i vampiri posso tramutarsi in topi o lupi.
Possiamo quindi definire diverse tipologie di vampiri, chiamati clan.
Ogni clan è diverso nazione per nazione, a causa della differenza dei
territori e del clima e di diverse caratteristiche fisiche e comportamentali
che hanno influito sulla formazione dei futuri vampiri. Ne descriverò alcune,
quelle che più mi affascinano, perché ve ne sono molteplici e le loro
descrizioni sono minuziose ed accurate. GANGREL: i
solitari nomadi Gangrel vagano di notte attraverso le foreste sconfinate.
Al contrario dei loro Fratelli, essi disprezzano le consuetudini
della civiltà, preferendo vagabondare in solitudine nelle terre inesplorate.
I Gangrel costituiscono un clan solo nel senso più ampio del termine;
i membri tendono ad essere dei rudi individualisti, indifferenti
al protocollo sia dei mortali che dei vampiri. Infatti, i Gangrel
si trovano più a loro agio con gli animali selvatici che con i mortali
che erano o con i vampiri che sono diventati. I Gangrel sono vampiri
animaleschi che predano di notte e possiedono tendenze e fattezze
tipiche delle fiere. Raramente si stabiliscono in un luogo: sono
dei giramondo, soddisfatti solo quando possono correre soli sotto
il cielo notturno. Distaccati, riservati e selvatici, i Gangrel sono
spesso individui infelici; sebbene in genere detestino la folla e
le costruzioni delle città, la presenza dei licantropi impedisce
loro di uscire dai loro confini. NOSFERATU: sui
Nosferatu grava un'antica e terribile maledizione, poiché essi non
sono più fatti ad immagine e somiglianza di Dio; la trasformazione
in vampiri deforma i loro corpi, facendone degli abomini agli occhi
degli uomini e degli angeli. Sfuggiti sia alla società dei mortali
sia a quella dei vampiri, questi orrori deformi infestano catacombe,
zone desolate ed altri luoghi nascosti dell'Oscuro Medioevo. Recentemente,
con la crescita delle città, alcuni Nosferatu hanno posto fine al
loro esilio, ma ciò è piuttosto raro; la maggior parte degli altri
vampiri li ingiuria e li condanna. I membri del clan Nosferatu mostrano
più di chiunque altri i segni della maledizione. L'Abbraccio li ha
orrendamente deformati, rendendoli veri e propri mostri. I Nosferatu
hanno fama di informatori e di spie, poiché il loro orribile aspetto
li ha costretti a perfezionare la loro abilità nel nascondersi. RAVNOS: ladri
e mascalzoni, i Ravnos si sono sparsi per l'Europa come polvere al
vento. In ogni regione ce ne sono alcuni, ma i luoghi esatti variano
di notte in notte a seconda del loro capriccio. Molti di loro viaggiano
con carovane di girovaghi ed altri indesiderabili, ed è raro che
due Ravnos si trovino nelle stesso luogo e nello stesso momento,
poiché sono Cainiti solitari che preferiscono la compagnia di un
pubblico umano. I Ravnos, discendenti dei Rom e dei loro antenati
indiani, conducono una vita nomade. Sono noti per la loro abilità nel
creare favolose illusioni con le quali ingannano le proprie vittime.
Molti vampiri perseguitano i Ravnos per il caos che si portano dietro.
A loro volta, i Ravnos disprezzano gli altri vampiri, ponendo Camarilla
e Sabbat (sono tra le più potenti ed antiche famiglie o clan di vampiri,
alcuni pensano che siano discendenti di Caino [*] stesso, questi
clan sono anche i più grandi; infatti, essi “ospitano” un vasto numero
di adepti superando anche le tre migliaia di “fratelli”) sullo
stesso piano. TOREADOR: fin
dai loro primi giorni, i Toreador sono stati attratti dalla bellezza
in ogni sua forma. La bellezza significa così tanto per loro che
ad essa hanno dedicato l’intera gamma dei loro sensi di vampiri,
immergendosi nell'estetismo più assoluto. Si considerano i custodi
ed i guardiani delle cose più squisite, i supremi portatori della
fiamma dell’ispirazione. Fra tutti i clan, i Toreador sono quelli
che più apprezzano i risultati della razza umana. Considerati i più magnanimi
tra i Fratelli, gli appartenenti al clan Toreador si abbandonano
agli eccessi ed alla degenerazione, pur considerandosi padroni di
tutte le arti. In un certo senso, questo patrocinio è reale, visto
che il Clan si vanta di annoverare tra i suoi affiliati molti artisti
di talento, musicisti, scrittori, poeti ed altri geni creativi. D’altro
canto, il clan dispone anche di molti "poseurs" che si
atteggiano a grandi esteti, ma a cui manca
del tutto la vena artistica. TREMERE: erano
un tempo una congrega di maghi mortali che divennero ossessionati
dalla ricerca dell’immortalità, in modo da poter perfezionare in
eterno le loro arti arcane. I loro sforzi ebbero successo, ed anche
se occorsero le morti di un Anziano Crinita (discendente diretto
di Caino) e di molti dei suoi assistenti, la congrega riuscì ad ottenere
la vita eterna, o così pensava. Ciò che avevano ottenuto era, invece,
il vampirismo. Nessun clan è avvolto nel mistero quanto quello dei
Tremere. Questi vampiri schivi, che inventano e praticano terribili
magie di sangue, hanno una struttura politicamente compatta basata
sull'acquisizione del potere. Alcuni Fratelli sostengono che i Tremere
non siano affatto vampiri, ma piuttosto dei maghi mortali che si
sono maledetti per sempre mentre ricercavano i segreti dell'immortalità. TZIMISCE: da tempo immemorabile gli Tzimisce infestano le terre d'Europa che
trovano al di là dell'Elba. I Demoni, come vengono chiamati, dimorano
lungo le rive dell'Oder e del Danubio, nelle paludi di Priper e tra
le vette dei Carpazi, scatenando una terribile rappresaglia contro
gli intrusi. I millenni trascorsi a difendere il loro territorio
hanno reso gli Tzimisce estremamente crudeli e le loro atrocità sono
tristemente note anche agli altri vampiri. Nelle notti moderne, gli
Tzimisce sono stati sradicati dalla terra d’origine e trapiantati
nei gruppi del Sabbat. Il clan Tzimisce guida il Sabbat verso il
rifiuto di tutto ciò che è mortale. Praticano una disciplina della
magia nera definita "Scultura della carne" che utilizzano
per sfigurare i propri nemici e per trasformarsi in creature di estrema
bellezza. VENTRUE: passando da un campo di battaglia ad un altro e da una reggia ad
un’altra, i Ventrue sono i re e gli alfieri della scacchiera cainita.
Loro sono le conquiste, le guerre e le Crociate; essi governano dai
loro manieri o dalle loro sale del trono. Molti furono conquistatori
in vita e continuano ad esserlo nella “non-morte”, mentre altri raggiunsero
il successo come mercanti o come finanziatori. Ebbero tutti fama
in vita, in un modo o nell'altro, e il loro premio fu di essere ammessi
tra le schiere dei Ventrue. Tra essi non esiste il fallimento, solo
il successo ed il ricordo amorevole dei defunti. I teorici leader
della Camarilla, i Ventrue, affermano di aver creato e supportato
l’organizzazione della setta sin dalla sua nascita. Il clan partecipa
attivamente alla Jihad, esercitando la sua formidabile influenza
sulle attività delle Vacche. I Ventrue, aristocratici riluttanti
tra i Fratelli, fanno ammenda della loro dannazione rafforzando le
Tradizioni e la Masquerade (patto risalente a tutti i vampiri in
cui si fa atto di vivere nell’oscurità e di non donare mai il vampirismo
ad alcun essere umano senza prima chiedere il permesso ai fratelli
più anziani). ASSAMITI: le Crociate hanno portato molti racconti sulla Terra Santa, alcuni
dei quali riguardavano una setta di fanatici guerrieri, per i quali
gli Europei coniarono un nome derivato dall'arabo has’has’in,
gli assassini. I Cainiti, tuttavia, erano già da tempo a conoscenza
di una minaccia simile, anche se molto più pericolosa, nelle terre
d’Arabia: i diabolisti del clan Assamita. I vampiri occidentali
avevano incontrato gli Assamiti già molto prima delle Crociate. C’è chi
afferma che i grandi conquistatori che partirono per l'Oriente (Alessandro
Magno, per esempio) non erano che pedine manovrate dai Cainiti per
contrastare gli Assamiti. Voci incontrollate a parte, ci sono buone
ragioni per temere gli Assamiti, poichè essi cercano di migliorarsi
attraverso la pratica delle diableries. Gli Assamiti sono
pericolosi assassini originari delle remote lande orientali. Nessun
altro clan si è guadagnato una reputazione simile in fatto di diableries,
benché spesso lavorino come sicari a pagamento per altri Fratelli.
Alcuni ritengono che gli Assamiti siano manovrati da poteri più antichi, preparandosi
a svolgere il proprio compito nelle mosse finali della Jihad (grande
battaglia finale che coinvolgerà tutti i clan vampireschi, per il
dominio totale). BRUJAH: sono studiosi guerrieri, eternamente tesi a raggiungere la perfezione
fisica e mentale. Gli Anziani di questo clan ricordano ancora l’Età dell’Oro
e parlano con rimpianto della perduta Cartagine. Sfortunatamente,
non c’è ferita che faccia più male di un sogno infranto. La caduta
di Cartagine sembra avere semplicemente riacceso il loro rancore,
ed il rifiuto degli altri clan di abbandonare lo status quo lascia
un sapore amaro in bocca ai Brujah: così, essi combattono. Combattono
i Ventrue per aver distrutto Cartagine, combattono i Lasombra perché incoraggiano
lo status quo, combattono i Tremere per aver ucciso il loro ex capo
Saulot. I Brujah sono idealisti fino all’estremo. Nelle notti moderne,
i Brujah sono considerati poco più che bambini viziati privi di senso
dell’orgoglio o della storia. Furono tra i promotori della Grande
Rivolta Anarchica e vennero riportati all’ordine dai fondatori della
Camarilla. Per questo motivo il clan nutre ancora del rancori nei
confronti degli Anziani. Sebbene appartengano formalmente alla Camarilla,
i Brujah sono le mine vaganti
della setta, agitatori che mettono alla prova le Tradizioni e si
ribellano in nome di qualunque causa stia loro a cuore. Molti Brujah
sono dei veri e propri Anarchici che sfidano l’autorità e non servono
alcun principe. MALKAVIAN: tale clan sembra essere il più incoerente fra le varie dinastie della
notte. Fra loro si trovano in egual misura sia animi gentili, che
vivono d’illusioni, che pericolosi psicopatici, ed anche queste due
categorie non sono che un esempio della varietà che caratterizza
i Figli di Malkav. Se non fosse per la caratteristica comune della
follia, probabilmente non potrebbero nemmeno essere considerati un
clan, ma gli altri Cainiti non hanno altra scelta. Gli oracoli dei
Malkavian hanno fatto parte
delle corti di vampiri per generazioni e persino i Ventrue ed i Lasombra,
se sono alla ricerca di informazioni, ricorrono ai Malkavian, pur
tenendosi a debita distanza. Ogni membro del clan Malkavian è affetto
da pazzia ed è schivo della propria estenuante follia. Si dice che
il fondatore del clan sia stato uno dei più importanti vampiri del
passato, che, macchiatosi di un orrendo crimine, fu condannato alla
follia da Caino assieme alla sua discendenza. Nel corso della storia
dei Cainiti, i Malkavian sono stati temuti per il loro comportamento
bizzarro e ricercati per il loro acume ancor più singolare. In un mio futuro articolo descriverò e svelerò, avvalendomi dell’aiuto della scienza, tutte le caratteristiche dei vampiri, ad esempio la loro sete per il sangue, la paura della croce e magari su come “ucciderli”.
[*] Leggenda
vuole che il primo vampiro sia stato proprio Caino, e la sua sposa Lillith
Gennaio
2003 Domenico Cosentino
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