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Associazione Culturale Micene

- Arte e Spettacolo -

           
 

 

 

 

   

 

- Lirica? No, vita... -

 

Un bel giorno, tornando da una giornata a scuola “buia e tempestosa”, mi sono imbattuto in un cd fatto da un mio amico, sapete quei cd fatti con la mano sinistra, quei cd pieni di “robaccia” che alcuni definiscono musica? Beh, qualcosa del genere. Lo inserisco nel lettore cd del mio amico Computer e cerco qualcosa di salvabile. Cercando cercando, su cento canzoni ne salvo un paio. Ad un certo punto l'occhio mi va su qualcosa di strano... “Mario del Monaco – Recitar”... Penso tra me e me, “tanto la giornata può solo migliorare”, e con quel click mi si è aperto un mondo, un mondo che difficilmente potrà essere chiuso... un mondo colmo di dolore, di passione, di pazzia, di tenerezza... di morte. Ascoltando quel pezzo, tratto da un'aria dei “Pagliacci” di Ruggero Leoncavallo, mi sono sentito partecipe e “abbracciato”. Sì, è difficile spiegare una sensazione del genere, ma ascoltare a 16 anni un pezzo cantato dal mitico Del Monaco è come aver trovato un tartufo gigante... c'è chi lo apprezza, chi lo butta e chi ci si arricchisce... Beh, signori, vi assicuro che la mia vita ne è stata ristorata. Dopo quel click ce ne sono stati tanti altri, sentivo quel pezzo in continuazione, e così ho iniziato ad informarmi. Ho comprato in edicola il cd di quell’opera, cantata dal Maestro Luciano Pavarotti, e mi sono appassionato sempre di più. Ho fatto ricerche e mi sono messo ad approfondire l'argomento, perchè mi colpiva questa “maschera” indossata dai più grandi tenori del mondo.
Poi ho iniziato a cantare in un coro della mia città e adesso studio in conservatorio come tenore. Questo è ciò che è accaduto qualche anno fa, ma non dimenticherò mai quei momenti. Dimenticarli sarebbe come dimenticare lo “sguardo” che vi trafisse il cuore, al quale giuraste amore eterno.
L'aria “Recitar” rappresenta il climax di tutta l'opera, insieme a “No pagliaccio non son” che conclude l'opera. I colori di queste arie sono il dolore, la passione, l'angoscia, il temperamento impulsivo, la delusione. Capire cosa prova un “pagliaccio” tradito dalla ragazza che nutrì e amò, capire cosa provò quando “dovette” far ridere anche quando non era il momento, è qualcosa di molto particolare, dal momento che non sapremo mai cosa si cela dietro quel cerone da scena tolto da un colpo di spugna.
Bellissima opera composta da un prologo e due atti, consigliata caldamente a tutti, dal momento che è scritto in un italiano abbastanza comprensibile e la durata non è trascendentale.

Non rimane che augurarvi “buon ascolto”, e sperare che almeno una scheggia della mina che vi ho lanciato vi abbia colpito.

 

P.S.: Un consiglio, quando ascoltate un pezzo di Musica, chiudete gli occhi e aprite il cuore, perchè ascoltare la musica senza un cuore “predisposto” è come possedere un diamante, un diamante che non viene mai trafitto da un raggio di luce.

 

12 aprile 2008

 

Dario Esposito

 

   
     

 

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