|
||||||||||||||||||||||||||||||||
|
- Gastronomia come arte e arte del cucinare -
La
cucina, una pietanza possono essere definiti forme d’arte? Se
sì, qual è il confine con il mero nutrimento? Dottor
Centurione, abbiamo un po’ tutti l’abitudine di etichettare
come arte un quadro, una scultura: la cucina può essere definita
una forma d’arte? In
particolare, si parla solo di arte del gusto o c’è dell’altro? Dando
troppa importanza alla disposizione dei vari bocconi, non si rischia
di snaturare il concetto stesso di cibo come nutrimento? Quali
sono i parametri che influiscono sulla creazione di un piatto-capolavoro? Ci
sembra di capire che la professionalità e l’esperienza
contano parecchio nella riuscita anche di un uovo al tegamino! Domanda
provocatoria: la massaia ha ancora qualche piccolo segreto da insegnare
ai grandi chef? Quando
invece la cucina è solo una maniera per “placare il
senso di fame”? Un “buon
piatto” di solito è anche equilibrato dal punto di vista
nutrizionale? La
scelta del vino in che misura può compromettere un piatto “tecnicamente
perfetto”? Dato
che siamo in tema, sfatiamo un luogo comune sugli abbinamenti. L’Italia
vanta un patrimonio artistico fuori misura, per qualità e
quantità: possiamo fare lo stesso discorso anche per la gastronomia? La
qualità della ristorazione in Italia è uniforme? La
globalizzazione influenza la qualità delle materie prime? Ciò che
più la indispone quando cena in un ristorante? Le è mai
capitato di entusiasmarsi durante una degustazione? Cosa
stava mangiando in dettaglio? Siamo
arrivati ai consigli per l’estate: uno gastronomico e uno dietetico. Grazie
da parte di tutti i lettori di Micene!
Giugno 2005
Carlo Cellini
|
|||||||||||||||||||||||||||||||
Copyright 2002-2007 © Associazione Culturale Micene |