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- Il dolore cronico e l'unità di psiche e soma -
"Quanta retorica sulla virtù del dolore. L'esperienza vissuta non lascia dubbi: il dolore annienta."
Il dolore cronico è un sintomo comunemente incontrato nella professione medica. Quando i pazienti riferiscono un’esperienza o si lamentano di un disturbo funzionale, i medici di solito ricercano un segno fisico. Se sono in grado di concludere che vi è un cambiamento in un tessuto o in un organo, o una deviazione misurabile rispetto alla funzione normale, essi etichettano il disturbo del paziente come un “ sintomo fisico”. Quando essi non riescono a trovare alcuna anormalità fisica, etichettano il disturbo come “somatoforme”, “mentale”, o “psicologico”. Il raggruppare i sintomi in “somatici” o “mentali” è vestigia di un’epoca in cui sembrava utile, in medicina, ridurre la complessità dell’organismo e delle esperienze umane, dividendo tutti i sintomi della malattia in due gruppi, uno correlato al soma e l’altro alla psiche. La stretta dualità che prevede che l’eziologia sia compresa in termini o fisiologici o psicogenici è stata messa in discussione negli scorsi 40 anni, ma solo recentemente è stato proposto un “modello integrativo”. Sta cominciando largamente ad essere accettata l’idea che sia i disordini “mentali” che quelli “fisici” coinvolgano in realtà la maggior parte dei sistemi del corpo e che la divisione delle malattie in mentali e fisiche non può più essere scientificamente giustificata. Un’analisi critica della letteratura medica, psichiatrica, psicologica sul dolore cronico senza patologia organica, rivela che la struttura dicotomica della mente e del corpo, sostenuta dalla ricerca e dalla conoscenza medica, rappresenta una barriera alla corretta diagnosi e trattamento di questa condizione e ad un produttivo impegno dei professionisti sanitari nei confronti del paziente.
La condizione del dolore cronico è complessa e la sua presentazione dipende da numerosi fattori quali classe sociale, cultura, educazione medica, orientamento e atteggiamento, e pregresse esperienze di malattia. Non c’è dubbio che il dolore cronico stia diventando sempre più frequente, non risparmiando, sfortunatamente, neanche i bambini. È stato anche dimostrato che sintomi somatici non spiegabili dal punto di vista medico sono frequenti nei pazienti di medicina generale e che le persone che soffrono di queste sindromi somatoformi utilizzano i servizi sanitari in misura maggiore rispetto ad altri gruppi di popolazione. I sintomi che questi pazienti presentano variano di intensità, natura e quantità. I termini utilizzati per descrivere questi pazienti (“frequentatore abituale”, “lamentoso cronico”, “super-utilizzatore”) testimoniano l’incertezza circa la natura di questi disturbi. Esiste comunque un accordo generale sul fatto che questi pazienti vengano visitati frequentemente e che la loro gestione rappresenti una difficoltà considerevole. Nella pratica clinica, è spesso difficile instaurare una relazione positiva con pazienti che soffrono di un dolore di natura psicogena. Questo modello di relazione maladattativa è caratterizzata da un insieme di disappunto e rigetto. Sulla base di questa considerazione, la diagnosi e il trattamento del dolore cronico sono molto più efficaci se includono: 1. attenta indagine circa qualsiasi storia di trauma psicologico passato o presente; 2. empatia; 3. riconoscimento dei comportamenti disfunzionali indotti dal dolore e dei tratti di personalità; 4. documentazione di caratteristiche anatomiche e non anatomiche all’esame fisico, 5. trattamenti multidisciplinari fra cui la psicoterapia quando indicata; 6. uso, quando possibile e appropriato, di procedure non invasive e alternative alle terapie farmacologiche.
Da questo punto di vista, la medicina olistica, ovvero la medicina che affronta i problemi dell’unità inscindibile corpo-mente-spirito, sembra essere efficace nel trattamento del dolore cronico, soprattutto quando il dolore non ha una causa nota. Usando la medicina olistica, i pazienti possono spesso essere curati dalla loro sofferenza e questo avviene quando essi si assumono la responsabilità dei sentimenti repressi. Il ritorno allo stato di assenza di dolore è possibile ogniqualvolta la persona trovi le risorse necessarie per la guarigione esistenziale. Le condizioni necessarie perché la guarigione olistica abbia luogo sono “amore” e “fiducia”. Ottenere la piena fiducia del paziente, quindi, sembra essere la più grande sfida per la medicina olistica, soprattutto quando tratta un paziente con dolore. Solo una radicale destrutturazione del paradigma medico porterà veramente alla soluzione del problema e permetterà un reale cambiamento nella pratica terapeutica.
2006 Marco Luchetti
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